Nella giungla dei fornitori, alcuni gruppi di cittadini si sono inventati un modello diverso per emanciparsi dai combustibili fossili e dal caro-bollette. Passo dopo passo, da lì sono nate in tutta Europa le cooperative energetiche, un movimento dal basso che investe capitale collettivo per spingere sulle rinnovabili. Ne parliamo con l'ingegnere Gianluca Ruggieri di ènostra, prima cooperativa energetica italiana che, tra le varie attività, aiuta a promuovere esperienze di Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Uno strumento che ha tanto in comune con ènostra ed è stato introdotto dalla direttiva europea REDII in tutto il continente. Dopo aver contribuito a cambiare le regole del gioco con uno spirito hacker, è diventata un punto di riferimento per chi preferisce un'energia da impianti sostenibili.
L'idea di creare una comunità con l'obiettivo di condividere l'energia rinnovabile degli stessi impianti è nata da un agricoltore che preferiva il fotovoltaico al petrolio, ma anche il supporto di un gruppo di cittadini piuttosto che i vincoli delle banche. In pochi anni lo spunto è cresciuto durante una serie di occasioni preziose, tra cui l'incontro con un attivista olandese che ha proposto una formula ambiziosa ma non incosciente: iniziare in perdita, fino a quando la fiducia dei soci non avrebbe permesso di recuperare e crescere. Le grandi idee prendono forma tramite il passaparola, a partire da una passione e grazie alla trasparenza di chi crede in un bel progetto.
Per parlare di cooperative energetiche abbiamo intervistato Gianluca Ruggieri, ingegnere ambientale e ricercatore di Fisica Tecnica Ambientale presso l'Università dell'Insubria, autore di diversi saggi editi da Altreconomia. Oggi è socio della cooperativa energetica ènostra, una realtà in prima linea per liberare l'Italia dalla dipendenza dai combustibili fossili, a costo di trovare modelli di business originali e su misura per ciascuna comunità.
"Tutti pensano che qualcosa sia impossibile finché arriva uno sprovveduto che la fa” è il motto dell'agricoltore Marco Mariano, che ama citare Einstein e cambiare il mondo senza chiedere prestiti alle banche.
La forza delle cooperative energetiche risiede anche nell'approccio dei suoi esperti, che non tacciono le difficoltà del settore ma nemmeno preparano brutte soprese per chi apre la bolletta. Prima di diventare tali, erano realtà variegate la cui storia avvincente si è trasformata in un libro: “Come si fa una comunità energetica” di Marco Mariano, l'agricoltore voleva un impianto fotovoltaico e si è ritrovato con una rete di quindicimila soci che la pensano come lui. All'epoca non esistevano ancora le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) di cui tanto si parla oggi, ed ènostra nasce quindi come una comunità energetica ante litteram, senza confini geografici limitati e l'obiettivo di generare impatti sociali e ambientali positivi, proprio come le CER di oggi.
Tutto nasce da una scintilla, quella di un uomo che cerca alleanze per cambiare il sistema. Puoi raccontarci questi momenti cruciali?
Ai tempi, Marco Mariano aveva un'idea e un tetto su cui installare un impianto fotovoltaico, ma non il capitale né l'intenzione di chiedere prestiti alle banche, spesso coinvolte in finanziamenti in armi e combustibili fossili. Si rifaceva all'esperienza delle comunità energetiche di inizio Novecento, che nessuno fino a quel momento aveva pensato di riesumare per rispondere alle nuove esigenze del mercato. Dal primo gruppo di seguaci è nata l'associazione Solare Collettivo e poi Retenergie, alla cui fondazione ho partecipato personalmente. Infine ènostra, cooperativa energetica nazionale che inizialmente fungeva da rivenditore e ora, tra le sue tante attività, finanzia la costruzione di impianti.
Avete trovato una soluzione che non c'era, inventata ex-novo per uscire dalle dinamiche di mercato, con uno spirito di rivoluzione che ricorda l'approccio hacker. Che cosa serve per trasformare uno spunto in un'idea rivoluzionaria?
Alcuni incontri sono stati cruciali per definire la nostra strategia. Eravamo a Bolzano per un appuntamento tra partner di tutta Europa, organizzato da Avanzi, una delle realtà che ha fondato ènostra. Stavamo visitando gli impianti di una cooperativa storica quando abbiamo conosciuto un promotore di una promettente cooperativa spagnola, un olandese trasferitosi a Barcellona che stava guidando l'avanzata del fotovoltaico in un contesto allora ostile. Ci consigliò di lanciarci, senza aspettare di aggregare un gruppo e accettando di restare in perdita per due, tre anni pur di evitare tariffe troppo alte per i primi sottoscrittori. Con la fiducia che avremmo coperto le perdite una volta raggiunto il numero di cinque, diecimila soci.
Che cosa ha permesso a questa idea di diffondersi e conquistare una fetta di mercato?
Il tempismo è stato fondamentale: abbiamo avuto l'idea giusta al momento giusto. È possibile che l'accelerazione sia stata determinata dalla crisi energetica di fine 2021 e dalla seconda metà del 2022, anche se non abbiamo sfruttato appieno questa situazione con una strategia aggressiva, ma abbiamo preferito procedere gradualmente nel potenziare la nostra base di soci.
L'approccio di ènostra verso le comunità locali vi distingue nettamente dai grandi fornitori di energia. Puoi spiegarci meglio come procedete?
Ci adattiamo alle specifiche esigenze e alle priorità di ogni contesto locale. Ad esempio, in Sardegna un territorio in questo momento molto critico per lo sviluppo di impianti, stiamo lavorando alla creazione e allo sviluppo di diverse comunità energetiche. L'interazione con un comune sardo richiede un approccio diverso rispetto a quello con un comune della cintura milanese, poiché le richieste e le attenzioni sono molto specifiche. Ogni volta che definiamo uno statuto, ci confrontiamo con le persone del posto per integrare le loro priorità, trasformandole in azioni concrete.
Oltre a supportare le comunità energetiche rinnovabili (CER) locali, di che cosa si occupa ènostra?
Le CER sono soltanto una delle nostre tante attività. Ci occupiamo anche di fornitura di energia elettrica, realizziamo impianti di proprietà della cooperativa con i capitali delle socie e dei soci e forniamo servizi energetici che aiutano socie e soci a risparmiare energia.
I consumatori diventano soci e hanno la possibilità di decidere, ma anche la responsabilità di promuovere un modello che esce dalle logiche di mercato
La vostra storia dimostra che l'energia non è solo un affare da ingegneri. Quanto conta la contaminazione tra competenze?
Nel lavoro di supporto alle CER sono fondamentali le tecniche di progettazione ma anche la capacità di community engagement e le competenze legali per affrontare le specificità di ogni contesto. Non a caso, nel nostro nuovo comitato tecnico scientifico ci sono tanti sociologi, a cui chiederemo di contribuire a definire come valutare l'impatto ambientale e sociale dei nostri impianti rinnovabili collettivi. La varietà dei profili è una cifra distintiva di ènostra, dove ad esempio metà dei trenta dipendenti sono donne.
Quali sfide dovete affrontare nel promuovere questo modello innovativo nel settore energetico?
Siamo una comunità ma anche un'impresa che mira a mantenere un bilancio sano, con un numero di aderenti ormai elevato. Il nostro focus però non è esclusivamente sui benefici economici, perché desideriamo mantenere la nostra identità comunitaria coinvolgendo i soci nelle decisioni.
Il momento più difficile?
Quando in Parlamento è stato presentato un emendamento che introduceva una tassa per ogni Comune dove esisteva una fornitura attiva, favorendo così i grandi player a scapito dei piccoli fornitori di energia. Una situazione ad alto rischio che ci ha costretti a far sentire la nostra voce.
Quali sono i vostri prossimi passi?
In cantiere ci sono impianti fotovoltaici su tetto. Abbiamo iniziato un percorso sugli impianti a terra, una nuova direzione che all'inizio avevamo escluso, ma che tuttavia in certi casi può essere a basso impatto ambientale e sociale se, ad esempio, non riguarda i terreni agricoli ma le aree parcheggio.
La questione degli impianti a terra è oggetto di dibattito. Come si fa a stabilire il confine tra ciò che etico e non lo è?
In questo caso abbiamo proceduto così, coinvolgendo le nostre socie e i nostri soci per arrivare insieme a una conclusione: prima un webinar di formazione, poi un questionario a chi lo ha seguito, poi la scelta di una strategia coerente con l'esito del questionario. In alcuni casi, siamo disposti a mettere da parte soluzioni vantaggiose economicamente, ma che non sarebbero apprezzate da chi ha scelto di diventare socio.
Tutto a distanza?
Tutt'altro. Creiamo occasioni di partecipazione in presenza e coinvolgimento dei singoli e delle reti sociali a favore della transizione energetica dal basso. Il 7 e 8 settembre ci siamo ritrovati con socie e soci a Gubbio (Perugia), dove sono stati realizzati i nostri due impianti eolici collettivi, per festeggiare insieme i 10 anni dalla nascita della cooperativa. Contiamo su un servizio soci dove a rispondere sono le persone della cooperativa, non call center appaltati al massimo ribasso. Io stesso “ci metto la voce” in un podcast a cadenza settimanale, in collaborazione con Radio Popolare. Tengo cinquanta incontri all'anno e in uno dei più recenti ho visto tra il pubblico perfino mia sorella che prendeva appunti. Siamo diventati grandi, ma in fondo restiamo una grande famiglia.
</>